Bienaventurado el que lee, y los que oyen las palabras de esta profecía, y guardan las cosas en ella escritas: porque el tiempo está cerca.Apocalipsis 1.3.
Or dopo essere passati per Anfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era la sinagoga dei Giudei.
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E Paolo, secondo il suo solito, entrò da loro e per tre sabati presentò loro argomenti tratti dalle Scritture,
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dichiarando e dimostrando loro, che era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti, e dicendo: «Questo Gesú che vi annunzio è il Cristo».
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Alcuni di loro credettero e si unirono a Paolo e Sila, come pure un gran numero di Greci pii e non poche donne ragguardevoli.
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Ma i Giudei che non avevano creduto, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi tra la gente di piazza e, radunata una plebaglia, misero in subbuglio la città, avendo poi assalita la casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo.
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Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni dei fratelli davanti ai capi della città, gridando: «Quelli che hanno messo sottosopra il mondo sono venuti anche qua,
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e Giasone li ha accolti; tutti costoro agiscono contro gli statuti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, cioè Gesú».
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Cosí misero in agitazione il popolo e i capi della città, che udivano queste cose.
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Ma essi, ricevuta una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare
Paulo e Silas na Cidade de Bereia
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Allora i fratelli fecero subito partire di notte Paolo e Sila per Berea ed essi, appena vi giunsero, entrarono nella sinagoga dei Giudei.
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Or costoro erano di sentimenti piú nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano cosí.
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Così molti di loro credettero assieme a un non piccolo numero di nobili donne greche e di uomini.
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Ma, quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunziata da Paolo anche a Berea, andarono pure là, mettendo in agitazione le folle.
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Allora i fratelli fecero subito partire Paolo in direzione del mare, ma Sila e Timoteo rimasero là.
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Quelli che scortavano Paolo lo condussero fino ad Atene; poi, ricevuto da lui l'incarico di dire a Sila e a Timoteo di raggiungerlo quanto prima, tornarono indietro.
Paule em Atenas
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Ora, mentre Paolo li aspettava ad Atene, il suo spirito s'inacerbiva in lui, vedendo la città piena di idoli.
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Egli dunque discuteva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie, e ogni giorno sulla piazza con quelli che incontrava.
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Con lui discutevano pure alcuni filosofi epicurei, e stoici. Alcuni dicevano: «Che vuol dire questo cianciatore?». E gli altri: «Egli pare essere un annunziatore di divinità straniere», perché annunziava loro Gesú e la risurrezione.
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Cosí lo presero e lo condussero nell'Areopago, dicendo: «Potremmo sapere qual è questa nuova dottrina che tu proponi?
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Poiché tu rechi cose strane ai nostri orecchi, vogliamo dunque sapere che cosa significano queste cose».
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Or tutti gli Ateniesi e i forestieri che dimoravano in quella città non avevano passatempo migliore che quello di dire o ascoltare qualche novità.
Paulo Faz Discurso no Areópago
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Allora Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areopago, disse: «Ateniesi, io vi trovo in ogni cosa fin troppo religiosi.
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Poiché, passando in rassegna e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: AL DIO SCONOSCIUTO. Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio.
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Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti da mani d'uomo,
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e non è servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa;
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or egli ha tratto da uno solo tutte le stirpi degli uomini, perché abitassero sopra tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche prestabilite e i confini della loro abitazione,
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affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarlo come a tastoni, benché egli non sia lontano da ognuno di noi.
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Poiché in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: "Poiché siamo anche sua progenie".
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Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare che la deità sia simile all'oro o all'argento o alla pietra o alla scultura d'arte e d'invenzione umana.
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Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano.
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Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti».
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Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo beffavano, altri dicevano: «Su questo argomento ti ascolteremo un'altra volta».
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Cosí Paolo uscí di mezzo a loro.
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Ma alcuni si unirono a lui e credettero fra i quali anche Dionigi l'areopagita, una donna di nome Damaris e altri con loro.